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I treni della Transiberiana hanno molti vagoni e attraversarli tutti è un’impresa. A volte si deve farlo per raggiungere, ad esempio, il vagone ristorante. Ma ne vale la pena per avere un’idea più completa del modo di viaggiare dei russi. Il viaggio dura tanto cosicché è bene prenderlo come uno stacco dalle faccende quotidiane. Ma il viaggio è lungo, vien fame e presto si passa ai piatti forti. Si aprono grandi fazzoletti e borsoni che contengono di tutto: dal pane ai formaggi, ai salami; cetriolini, pomodori, smetana, frutta, bevande…. Non mancano pranzi più impegnativi, specialmente intorno al Bajkal, a base di pesce affumicato e birra fresca. L’odore è forte e pervade la carrozza: non ci si può sottrarre. L’unico espediente è partecipare al rito accettando l’offerta o acquistandone alla prima fermata dalle babuske che offrono un omul garjacij per cinquanta centesimi di rublo. Il tutto si fa con le mani, che rimangono impregnate a lungo di un odore forte, indimenticabile per sapore ed esperienza! Il treno va. Ne osservi la lunghezza in quelle lunghe curve in cui dal finestrino non arrivi a scorgerne la fine. Le betulle ti trascorrono accanto, con le verdi chiome sul tronco alto e bianco, come fanciulle slanciate. Non di rado si attraversa un fiume, tanti fiumi, con tanta acqua, a dire con gli alberi la ricchezza di questo paese. E qualche casetta immersa nel verde a rendere più poetica la scena, o far meditare sugli stenti di chi ci vive… Il sole filtra attraverso i ricami forati delle tendine del finestrino: A volte scotta. Ma tal’altra non fai a tempo a proteggerti che è già andato via, coperto da un sopraggiunto nuvolone che lo oscura e scarica d’improvviso tanta acqua a rinnovare i colori, a dare frescura alle piante, a suonare una musica allegra di gocce che rimbalzano sui vetri, sulle foglie, sulle pietre, mentre già il sole rispunta , in un’alternanza veloce, in un rincorrersi giocoso e variabile.
Ruggiero Mascolo |
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