All'Italia

Italia, magnificente paese!
Per te l'anima geme, e si strugge:
tu sei paradiso, tu piena letizia,
e in te smagliante amor ha primavera!
Fantasticando l'onda fugge, fiotta
e prodigiose rive bacia;
rilucon bellissimi i cieli,
avvampa il limone, e spira l'aroma.
Da ogni parte ti avvolge l'afflato,
dovunque l'impronta dei tempi riposa.
E il viaggiatore si affretta
da plaghe nevose, gia' ardendo,
e il grande creato contempla;
l'anima ferve; intenerir si sente,
trema negli occhi una lacrima inconscia;
assorto nel cuor sognatore
attinge l'eco di remote cose.
Del mondo qui la fredda vanita' inabissa,
non si snatura l'orgoglioso ingegno;
in iridato nimbo di bellezza
piu' terso e acceso il sol va per lo spazio.
Mirabili visioni, mirabili clangori
qui il mare in pace all'improvviso effonde:
transito vivo di nubi lo svaria,
il verde bosco e la celeste volta.
Ma notte, notte, in estasi respiri:
come dorme la terra, inebriata e adorna!
Appassionato il mirto la sfiora;
e tu, alta sul mondo, luna
fulgida guardi, e meditando ascolti
come germogli l'acqua sotto il remo,
come su dalle aiole si espanda un concerto,
che incantevole lungi risuona e fluisce.
Terra d'amore e mare di magie!
Nel mondial deserto giardino di luce!
Giardino dove tra il vapor dei sogni
vivon Torquato e Raffaello ancora!
Ti vedro io, trepido d'attesa?
Radioso il cuore, sgorganti i pensieri,
mi brucia e seduce il tuo soffio:
io nel ciel tutto palpito e suono!…

Nikolaj Gogol

Traduzione di Clemente Rebora
1829

Cosa vi e' in Italia di cosi bello che tanto attira…

Dell'Italia si parla con un sorriso, con interiezioni, con punti esclamativi. Nel suo stesso nome c'e' qualcosa di affascinante, come nei nomi delle sue citta': Venezia, Firenze, Napoli, Roma….Nessuno vi spieghera' che cosa precisamente v'e' in essa di cosi bello che tanto attira a lei lo straniero. Le sue bellezze naturali, forse troppo carezzevoli e ben pettinate, e le rocce delle rive abbastanza uniformi, le sue stazioni termali sono, a volte, addirittura repellenti; estremamente scomodi i suoi mezzi di trasporto che sempre si riflettono sui nervi del viaggiatore. E tuttavia, essa fu e rimane un paese bellissimo, sul quale si e' accumulata la liberalita' del sole e il particolare sorriso della noncurante natura dell'artista. Essa e' dotata al massimo grado, e per l'esuberanza dei doni e' pronta a farne parte a chi domandi: all'artista nuovi toni e colori, allo scrittore sensibile stati d'animo, allo storico quadri vivi dei secoli passati, al cantante una gamma di suoni e il sottile ricamo di melodie leggere, all'osservatore della vita contemporanea tutto un caleidoscopio di stratificazioni economiche e politiche, un'allegra esposizione di inizi sociali e di ardite, originali iniziative, al viandante stanco il riposo, il rifugio, il saluto, l'ospitalita', il calore, l'affettuosa cordialita' che e' sparsa in modo invisibile dappertutto - nel verde degli alberi, nell'azzurro del cielo, nei recessi dello spirito popolare…

Osorgin Michail Andreevic, Schizzi dell'Italia contemporanea. Mosca, 1913. In Ettore Lo Gatto, Scrittori russi in Italia. Roma, Editori Riuniti, 1971, p. 242.

La Bella Italia

Da tempo immemorabile l'Italia e' considerata il paese degli artisti, la terra promessa, dove la natura stessa e' piu' fresca e piu' bella che negli altri luoghi, dove ogni prospettiva e' una decorazione sulla quale si stende un cielo azzurro di Poussin, dove tutti gli uomini in belle pose fumano sigari e parlano con le serenate. Quando eravamo ancora sui banchi di scuola, riportavamo un'impressione simile o quasi simile dai grossi manuali di geografia, dove, tra due cifre inevitabili sulla popolazione, trovavano posto i boschetti di limoni e di aranci, e l'azzurra penombra della grotta di Posillipo. Poi leggemmo Roma di Gogol', al tramonto in qualche luogo di villeggiatura d'estate, e forse sospirammo con un profondo sospiro di sedicenni, quando, sollevati gli occhi dal libro, essi si incontravano col grigio azzurro panorama, con le colline basse e le eterne betulle della via di Arakceev. Forse, in quel momento voi mandaste a farsi benedire questa Russia di sconfinate proporzioni che vi veniva sotto gli occhi importuna, mentre eravate pronti a vedere altri panorami e altro cielo. Le vostre predilezioni italiane diventavano, per questo, ancor piu' forti e ossessionanti. L'Opera faceva il resto: da principio vi incontravate qui a tentoni con l'Italia, vedevate veri e autentici italiani, ascoltavate l'autentica lingua italiana. I larghi cappelli, le forti passioni, i mantelli neri e i visi abbronzati, l'amore ad ogni angolo, una vita estranea alle meschine restrizioni e ai calcoli da cui e circondata la nostra quotidiana esistenza borghese: ecco come voi cominciavate ad immaginarvi l'Italia…
…Nella maggior parte dei casi, come ci piace, o come ci sembra, cosi' crediamo. Di solito portiamo a lungo in noi l'Italia dell'Opera e quasi mai ce ne distacchiamo. Ricordo come mi sembro' non normale il primo italiano biondo che incontrai in Italia, perche' fino ad allora avevo creduto che gli italiani potessero essere soltanto bruni e ancora adesso, chissa' come, non riesco a credere il contrario….
….Non teniamo conto che, come viaggiatori, ci troviamo in una situazione eccezionale, e che tutti gli altri si comportano con noi in modo anche eccezionale, e per di piu' mostrandosi dal lato piu' attraente. Non teniamo conto neppure che tutto cio' che dal nostro punto di vista ci sembra liberta' e disinvoltura, per gli abitanti del luogo non e' affatto liberta' e disinvoltura, ma una vita grigia, a volte pesante, regolata dal bisogno e dagli obblighi, come quella che abbiamo lasciato in patria; che essi non possono uscire da questa immaginaria liberta' senza rischiare di perdere oggi la minestra, domani il pezzo di pane. Tutto questo non lo sospettiamo neppure e sulla base dei fatti, in mezzo alla vera, viva Italia di carne e sangue, continuiamo a vivere con la nostra propria Italia convenzionale, fedeli alla nostra vecchia inclinazione. E sappiamo collocare la verita' che piu' punge i nostri occhi, il fatto che piu' altamente protesta, in modo tale che non alteri il complesso del nostro ideale giovanile. Un lazzarone si e' steso al sole per riscaldarsi, e durante tutto il giorno ha messo nello stomaco si e no un frutto di mare o un pezzetto di polenta fredda, e inganna stoicamente la fame stendendosi come dopo un pranzo succulento. E noi dimentichiamo la sua fame e gli invidiamo il suo sole. …
…Questa e' la nostra immaginazione nordica. Nei lunghi inverni, tra i turbini di neve, noi l'abbiamo inventata. Quando, nelle lunghe notti di gennaio, sentivamo con particolare intensita' freddo ed angoscia, sognavamo notti tiepide con un cielo stellato e tiepidi aromi: sotto gli aromi tiepidi si scioglievano e verdeggiavano le distese coperte di neve e vi passavano belle creature, non cosi' rozze e angolose come queste semigelate creature del Nord. E quanto peggio ci sentivamo, quanto piu' fortemente scricchiolava il gelo nel cortile, tanto piu' bella diventava la nostra Italia, tanto piu' forte si faceva il desiderio di strapparci al nostro rigido inverno….
…Si'! La bella Italia e' stata creata al Nord, davanti al camino invernale e su di essi ha lavorato l'immaginazione nordica. Gli Italiani non la conoscono.

Veselovskij Aleksandr Nikolaevic, La bella Italia e i nostri turisti settentrionali. Praga, 1864. Nella miscellanea: Ogni, I, Pietrogrado, 1916. In: Ettore Lo Gatto, Russi in Italia. Roma, Editori Riuniti, p.222-224.

Mezzogiorno italiano

Il mezzogiorno italiano, che scotta con i raggi verticali, costringe tutti gli esseri vivi a nascondersi nell'ombra. E' l'ora della siesta generale. La polvere non si solleva sulla strada, il pastore si nasconde sotto i folti rami e dorme sull'erba che conserva il suo color verde soltanto sotto la protezione degli alberi ombrosi, - tutto tace, tutto sonnecchia…Questa generosa terra fornisce non pochi poeti e improvvisatori; la serenita' di questo cielo si comunica anche all'anima, sembra che questa natura sorridente abitui a considerare la vita con un sorriso e con indifferenza. Si potrebbe pensare, che tutti questi sonetti, canzoni e improvvisazioni siano create in mezzo ad una quiete orientale, dove nel corso di interi secoli non si sente che il fruscio dei rami delle palme e il cadenzato rumore delle onde del mare.

Jakovlev Vladimir: Italia, 2 volumi. In Ettore Lo Gatto: Russi in Italia. Roma, Editori Riuniti, 1971, p. 167.

L'Italia

L'Italia e' un veleno per una natura come la mia; c'e' in essa come un fluido narcotico che agisce sui nervi irritandoli. Come potete immaginarvi, c'e' freddo e gelo, e intanto esci alle undici sul Lungarno e il sole brucia, scotta. Di questo fluido narcotico, anche se profumato, sono permeate tutte le creazioni della grande arte. Dio mio, che mondo il mondo di Raffaello e di Andrea del Sarto, il mondo di fra Bartolomeo e di Tiziano, del divino Murillo e di Paolo Veronese! Come se la vertigine si impadronisse della tua anima. Questa mattina ho fatto in tempo ad andare di nuovo a Palazzo Pitti. La Madonna del Murillo sta bene e ha chiesto di salutarvi, ma guardava, come dire, con un'aria di morboso spavento; forse l'inquietavano i discorsi vuoti e non del tutto decenti della vicina, la moglie di Paolo Veronese, questo mostro di bellezza sensuale o di bellezza del mostruoso, questa dissoluta grassottella e sazia col doppio mento e il gozzo…

Apollon Aleksandrovic Grigor'ev: Materialy dlia biografij, a cura di Vl. Kniaznin. Pietroburgo, Edizioni della Casa di Puskin presso l'Accademia delle scienze, 1917. In Ettore Lo Gatto: Russi in Italia. Roma, Editori Riuniti, 1971, p.212-213.


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