Racconto in-credibile di un Ivan poco terribile (seconda parte)

 

Cosa conosco io della Russia?

Beh, intanto che e' fredda, poi che e' grande.

I russi mi pare la chiamino o chiamavano Santa Madre Russia; io, dunque, ci aggiungerei Grande&Fredda Santa Madre Russia.

Per le informazioni sentite alla Tv, un po' dai libri e in parte per sentito dire, mi risulta sia stata la patria del comunismo, nemica del consumismo, terra degli Zar, dei battellieri del Volga, di Delitto e Castigo, di Guerra e Pace, della Chiesa Ortodossa, delle Icone, delle Chiese coi Campanili a forma di Cipolla, delle Matrioske, delle colossali bevute di Vodka, del caviale, dei balli folkloristici, della Balalajka, del balletto Bolschoi, del Cremlino e del Politburo, della Lubianka, sede del tristemente noto Kgb,"dalle cui finestre si vede la Siberia", come ci disse la guida…..(peccato non averci gettato uno sguardo:). Sembra un paese riservato, che nella sua tana ama spesso star rintanato. Ai vicini fan le feste: per loro, i turchi, persero le…teste! Per non farsi dai francesi conquistare, chiamarono l'Inverno Generale e quando dei nazisti si vollero liberare, fecero un Inferno Generale. Ah, questi Russi. Abitano tra le Renne, vivono con gli orsi, si mettono i Colbacchi, ci stanno i Cosacchi. Sembrano calmi e tranquilli, ma guai a trovarli un po' Brilli: danzando come grilli, cascano a mo' di birilli. Come noi hanno il Don, ma non si tratta di un uomo degno di Rispetto, dal titolo altisonante, bensi' di un fiume molto importante. Cosi', a primo acchito, mi pare un "paese degli eccessi", dagli stridenti contrasti: troppo grande, troppo lontana, troppo fredda, troppo diversa da noi, questa Santa Mamma Russia; ho quasi l'impressione che un beffardo destino abbia giocato loro un tiro mancino, sistemandoli in un paese troppo piu' grande di quanto necessitasse loro, come quei ragazzetti che nel dopoguerra dovevano con impaccio trascinarsi i cappottoni degli adulti, rischiando d'inciampare a ogni passo; allo stesso modo, non bastasse l'occidente, ai russi e' stato cucito addosso pure l'oriente! Ma tu guarda che accidente! Ci sono Kazaki e Turkomeni, Jakuzi e Calmucchi, Siberiani e Transiberiani….. ci mancavano solo………. gli Italiani!


Un popolo a cui fu ordinato l'Oriente.


LA RELIGIONE FU DECISA A TAVOLINO DAL GRAN PRINCIPE DI KIEV VLADIMIRO, il quale stanco di adorare i suoi spiritelli pagani e non ancora avvezzo alle pratiche moderne del referendum popolare, decise di trovare una religione adatta al suo popolo: "La vera civilta' russa inizio' solo nel 988 quando il gran principe Vladimiro di Kiev si converti' alla religione Cristiano - ortodossa praticata a Bisanzio. Secondo la Legenda, Vladimiro invio' numerosi messi perche' studiassero le religioni degli stati confinanti. I messi assistettero ai riti degli Ebrei, dei Mussulmani e dei Cristiani della Chiesa cattolica romana, ma non ne rimasero favorevolmente impressionati; alla fine, visitarono la grande Santa Sofia, la chiesa della Divina Sapienza, che l'imperatore Giustiniano aveva fatto costruire a Costantinopoli nel VI secolo, e tornarono dicendo che avevano visto cose talmente belle "che non sapevano piu' se fossero in cielo o in terra".........."gli ambasciatori rimasero cosi' colpiti dai fastosi riti celebrati a Costantinopoli, che VLADIMIRO ORDINO' CHE LA GIOVANE NAZIONE RUSSA ADOTTASSE IL CRISTIANESIMO DI RITO BIZANTINO". Tale scelta ebbe conseguenze, non solo religiose ma anche politiche, economiche e culturali, di lunga durata: da quel momento il solco tra Oriente e Occidente, tracciato quasi casualmente, si amplio' sempre piu', divenendo in epoca moderna quasi incolmabile……incolmabile forse per tutti, tranne che per una figura eccezionale, lo Zar Pietro il Grande, il quale decise di richiudere il solco aperto 700 anni prima dal suo predecessore; anch'egli, curandosi poco delle sensibilita' del suo popolo -come si dice, il Lupo perde il pelo ma non il vizio- ordino' al suo Paese di tornare a guardare ad Occidente.

Compito non facile, il suo, almeno a giudicare da quel che raccontavano le cronache dell'epoca: "i Moscoviti del XVII secolo producevano un'impressione esotica sui forestieri appena arrivati dall'Occidente. I criminali venivano torturati pubblicamente con criteri di severita' che superavano quelli dell'Europa occidentale contemporanea. Alcune abitudini dei Russi, inoltre, quali le ubriacature sfrenate e il flagellarsi con rami di betulla in locali saturi di vapore bollente, per poi rotolarsi nella neve, contribuivano a renderli grotteschi e divertenti agli occhi dei forestieri. I Moscoviti, dal canto loro, trovavano gli eretici stranieri non meno bizzarri, assegnavano loro alloggi speciali in una zona riservata della citta', il "rione tedesco", per impedire che qualsiasi contaminazione, sia religiosa, sia intellettuale, si diffondesse tra i veri credenti".

Il nuovo Zar non era, pero', disposto a pazientare. Gigantesco per statura, capacita' ed energia, odiava tutto cio' risultava arretrato in Russia. Il suo modello era l'Occidente e allo scopo di carpirne i segreti parti' per 18 mesi, nel 1697-98, in quello che oggi potrebbe essere definito un viaggio di studio nell'Europa occidentale; in questo viaggio, tuttavia, egli non si limito' ad osservare, ma recluto' tecnici e artigiani stranieri con l'obiettivo di cambiare il proprio Paese: "Il contatto con l'Occidente non si era imitato per lui a una conoscenza libresca, di seconda mano; non era per questi fini che Pietro aveva abbandonato la sua terra, primo fra gli zar, suscitando scandalo nei suoi sudditi, abituati a considerare l'Occidente con sospetto, rancore e disprezzo. Per raggiungere il suo scopo egli aveva percorso l'Europa sotto falso nome, confondendosi con il suo seguito per non farsi riconoscere ed essere quindi piu' libero nei suoi movimenti. Aveva cercato di vivere, come negli anni della sua adolescenza, quando era tenuto lontano dalla corte, la vita del popolo minuto, degli artigiani, dei mercanti, della popolazione attiva. Quando ritorno' in patria, richiamato da urgenti affari di stato, Pietro non porto' con se soltanto libri e idee nuove. Durante il suo viaggio aveva assoldato una vera e propria corte di artigiani, architetti, esperti di questioni militari, raccolti per tutta Europa; il compito al quale Pietro si accingeva era certamente audace, se si consideravano l'enorme capacita' di resistenza alle nuove idee della societa' russa e infine la stessa mentalita con cui lo zar operava: quella di un sovrano che si riteneva onnipotente, convinto di poter trasformare il suo popolo con l'autorita' e se necessario con la forza. Egli, in sostanza, continuava a essere un despota, persuaso che soltanto l'uso e anzi il rafforzamento del proprio potere dispotico rappresentasse la salvezza della Santa Russia".

VISTO CHE NON RIESCO A PORTARE LA RUSSIA IN OCCIDENTE, AVRA' PENSATO LO ZAR, PORTERO' DI PESO L'OCCIDENTE IN RUSSIA, costruendo una citta' occidentale nella tradizionalista e refrattaria Russia del Seicento. Impossibile per chiunque, persino per uno Zar, verrebbe subito da dire. Mai dire mai, si potrebbe replicare con una frase molto moderna; ad accingersi a tale epica impresa non era, infatti, uno Zar qualunque, bensi' un uomo reso quasi Onnipotente dal destino o da una fortunata serie di eventi, i quali unirono nella stessa persona un enorme potere religioso, politico, fisico, intellettuale. Fu un Colosso nel vero senso della parola: con i suoi oltre 2 metri di altezza per 120 chili di peso, domino' la scena politica e umana russa, incutendo soggezione e rispetto al di la' del ruolo che ricopriva. La sua figura era sacra, la sua parola legge, la sua forza erculea, il suo sguardo di ghiaccio. Poteva ben essere considerato la personificazione del suo paese e della sua gente, con tutta la grandezza, limiti, pregi e virtu che le erano proprie; raramente un Leader ha riassunto in se stesso cosi' tante caratteristiche, positive e negative, peculiari del suo popolo. Anteponeva il senso dello Stato al benessere sia personale che familiare, nella sua persona albergava uno strano cocktail fatto di sensibilita', intelligenza, brutalita', cinismo, decisionismo e spregiudicatezza i quali, miscelati di volta in volta da un Santo o da un Demonio, lo rendevano capace di gesti infiniti d'altruismo o terribili per durezza, portandolo a strangolare personalmente il figlio primogenito che si era opposto al suo volere.

"Il giovane Zar che ritorno' in Russia dal lungo viaggio in Europa, iniziato nel 1697, era un uomo diverso da quello che era partito. Al suo rientro a Mosca, Pietro fu accolto dagli inchini dei Boiari, i funzionari di corte che occupavano le posizioni piu' importanti nel governo e nell'esercito; egli li fece rialzare poi, per prima cosa, con un paio di forbici, spunto' loro le lunghe barbe e taglio' le pieghe voluminose e antiquate delle maniche delle loro vesti. In seguito, Pietro aboli' il rango di boiaro, creando una nuova classe di funzionari, ben rasati e vestiti alla moda occidentale, che erano capaci di parlare lingue europee".

"Subito dopo il rientro, quasi a segnare anche esteriormente la fine di un'epoca, Pietro impose agli aristocratici russi di tagliarsi la barba, tradizionale simbolo di autorita', e di abbandonare le loro sontuose ma scomode vesti per adottare abiti alla tedesca; nobili e contadini furono arruolati nell'esercito "a vita", e persino le campane di Mosca furono fuse per farne cannoni".


Una titanica impresa si accingeva ad esser compiuta ad opera di una persona che aveva un potere assoluto sul suo popolo, come ben presto ebbero modo di sperimentare i 40 mila contadini sbrigativamente trascinati dai Cosacchi nelle paludi della Nava, col compito di prosciugarle e costruirci sopra la nuova capitale. Lo Zar si chiamava Pietro, e pietra su pietra egli fece erigere, al prezzo di lacrime e sangue, una capitale si' occidentale, ma costruita con i dispotici metodi orientali. Egli fu figlio del suo tempo, si direbbe oggi, allo stesso tempo creatore e boia del suo paese.


San Pietroburgo: vetrina d'occidente, specchio d'oriente.


Citta' favolosa, mecca di ogni sposa. Ampia, grande, sfavillante, del suo Zar ne' e immagine somigliante. Potremo definirla porta d'un oriente, a lungo dormiente, destato d'improvviso, senza tanto riguardo, da uno Zar impaziente, amante dell'Occidente. Luogo privilegiato da cui gettare uno sguardo allo sconfinato universo russo, la citta' e scenografica, di notevole impatto visivo. Una costante del paesaggio urbano russo sono i "monumenti" sovietici, spesso "ficcati a forza" in contesti architettonici loro totalmente estranei; San Pietroburgo, al contrario, e' rimasta eccezionalmente fedele al suo disegno originario: citta' di mille canali, viali e strade colossali, la Prospectiva Nevski potrebbe essere la ragione stessa del viaggio. In tale citta' si coglie la fantastica atmosfera creata dall'incontro fra tre culture, quella Nordica, quella Russa e quella Occidentale. E' stata descritta come la piu' orientale delle citta' europee e la piu' occidentale delle citta' russe, e questo strano ibrido produce, ancora oggi, un effetto di stupore sui visitatori di entrambe le culture: i russi hanno imparato a conoscere l'Europa visitando San Pietroburgo cosi' come gli Europei possono, in un clima a loro familiare, scoprire il fascinoso mondo russo. La citta' e' inscindibilmente legata al suo Zar, Pietro, di cui conserva le vestigia e i monumenti principali a cominciare dalle Fortezze di Pietro e Paolo, le quali oramai hanno abdicato da tempo al ruolo di carcere e fortezza per offrire al visitatore una magnifica visione degli ampi spazi cittadini, fatti di chilometrici viali, lunghi fiumi, ampi canali; si tratta, senza ombra di dubbio, di uno dei punti d'osservazione privilegiati della Citta'. Fra gli innumerevoli monumenti come non ricordare, poi, il favoloso Ermitage, fra i piu' grandi e bei musei al mondo, con quasi 2 milioni di opere esposte; il mitico Palazzo d'Inverno, da cui prese avvio la grande e tragica illusione della rivoluzione bolscevica, che pure porto' di peso il refrattario, tradizionale e chiuso mondo Russo nell'epoca moderna. Desta una certa impressione osservare la corazzata Aurora, -da cui fu sparata la salva di cannone che diede inizio alla Rivoluzione d'Ottobre- placidamente ancorata sulle acque del fiume Neva, pronta ad accogliere turisti e bambini. Ah, la forza dei simboli. Che direbbero i leader comunisti d'un tempo se vedessero questo ultimo reliquario della loro storia trasformato in mercatino ad uso e beneficio dei visitatori occidentali? Al suo interno si vende un po' di tutto. Dalle cartoline e francobolli sovietici alle campanelle con la "magica data 1703", che rammenta la fondazione della citta', sino alle scatolette di Caviale e quisquiglie varie. Quasi che il popolo russo, in tal modo, voglia rivalersi per gli anni in cui il commercio era vietato, trasformando in bancarella le vestigia di un passato non lontano. Questo spirito di rivalsa mi pare di coglierlo nei tanti che cercano, alla Napoletana, di venderti -o sarebbe meglio dire- disfarsi, di tutto quanto e' rimasto del passato regime: dai francobolli, ai capelli e divise dell'armata rossa, alle falci e martello…. ecco, l'impressione e' quella di un paese che cerca frettolosamente di dare un colpo di spugna a quello che e' stato un non lontano passato.

Ivano Paolo Todde
Sardegna, 2 agosto 2004

IL SEGUITO ALLA PROSSIMA PUNTATA....


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