Veselovskij Aleksandr Nikolaevic

Nato a Mosca nel 1838, fu studioso di vasti interessi, di storia e teoria letteraria.
Particolarmente interessato allo studio comparato delle letterature, studio' quella russa in relazione a quella bizantina, evidenziando nell'epos i fenomeni comuni a piu' culture e sviluppando la teoria di una base psicologica e storica per ogni forma di folclore
(La mitologia comparata e il suo metodo, 1873; Storia dell'epos, 1896).
Era stato tre anni in Italia, dal 1864 al 1867: di qui il grande interesse per la sua letteratura, con particolari approfondimenti sul Boccaccio e sul Rinascimento:
Il paradiso degli Alberti; Nuovi materiali sulla crisi letteraria e sociale nella vita italiana nei secoli XIV-XV (1870); Boccaccio, il suo ambiente e i suoi contemporanei (1893-1894).
Fu in stretto contatto con studiosi quali il Carducci, il D'Ancona, il Comparetti, il Pitre' e molto interessato agli studi folclorici, con studi che lo pongono tra i precursori della teoria della morfologia della fiaba.
Grande rilievo hanno i suoi studi di filologia, di teoria della lingua, di estetica (
La poetica dei soggetti, 1896)
Mori' a San Pietroburgo nel 1906.

Ruggiero Mascolo, 5/2005

La Bella Italia

Da tempo immemorabile l'Italia e' considerata il paese degli artisti, la terra promessa, dove la natura stessa e' piu' fresca e piu' bella che negli altri luoghi, dove ogni prospettiva e' una decorazione sulla quale si stende un cielo azzurro di Poussin, dove tutti gli uomini in belle pose fumano sigari e parlano con le serenate. Quando eravamo ancora sui banchi di scuola, riportavamo un'impressione simile o quasi simile dai grossi manuali di geografia, dove, tra due cifre inevitabili sulla popolazione, trovavano posto i boschetti di limoni e di aranci, e l'azzurra penombra della grotta di Posillipo. Poi leggemmo Roma di Gogol', al tramonto in qualche luogo di villeggiatura d'estate, e forse sospirammo con un profondo sospiro di sedicenni, quando, sollevati gli occhi dal libro, essi si incontravano col grigio azzurro panorama, con le colline basse e le eterne betulle della via di Arakceev. Forse, in quel momento voi mandaste a farsi benedire questa Russia di sconfinate proporzioni che vi veniva sotto gli occhi importuna, mentre eravate pronti a vedere altri panorami e altro cielo. Le vostre predilezioni italiane diventavano, per questo, ancor piu' forti e ossessionanti. L'Opera faceva il resto: da principio vi incontravate qui a tentoni con l'Italia, vedevate veri e autentici italiani, ascoltavate l'autentica lingua italiana. I larghi cappelli, le forti passioni, i mantelli neri e i visi abbronzati, l'amore ad ogni angolo, una vita estranea alle meschine restrizioni e ai calcoli da cui e circondata la nostra quotidiana esistenza borghese: ecco come voi cominciavate ad immaginarvi l'Italia…
…Nella maggior parte dei casi, come ci piace, o come ci sembra, cosi' crediamo. Di solito portiamo a lungo in noi l'Italia dell'Opera e quasi mai ce ne distacchiamo. Ricordo come mi sembro' non normale il primo italiano biondo che incontrai in Italia, perche' fino ad allora avevo creduto che gli italiani potessero essere soltanto bruni e ancora adesso, chissa' come, non riesco a credere il contrario….
….Non teniamo conto che, come viaggiatori, ci troviamo in una situazione eccezionale, e che tutti gli altri si comportano con noi in modo anche eccezionale, e per di piu' mostrandosi dal lato piu' attraente. Non teniamo conto neppure che tutto cio' che dal nostro punto di vista ci sembra liberta' e disinvoltura, per gli abitanti del luogo non e' affatto liberta' e disinvoltura, ma una vita grigia, a volte pesante, regolata dal bisogno e dagli obblighi, come quella che abbiamo lasciato in patria; che essi non possono uscire da questa immaginaria liberta' senza rischiare di perdere oggi la minestra, domani il pezzo di pane. Tutto questo non lo sospettiamo neppure e sulla base dei fatti, in mezzo alla vera, viva Italia di carne e sangue, continuiamo a vivere con la nostra propria Italia convenzionale, fedeli alla nostra vecchia inclinazione. E sappiamo collocare la verita' che piu' punge i nostri occhi, il fatto che piu' altamente protesta, in modo tale che non alteri il complesso del nostro ideale giovanile. Un lazzarone si e' steso al sole per riscaldarsi, e durante tutto il giorno ha messo nello stomaco si e no un frutto di mare o un pezzetto di polenta fredda, e inganna stoicamente la fame stendendosi come dopo un pranzo succulento. E noi dimentichiamo la sua fame e gli invidiamo il suo sole. …
…Questa e' la nostra immaginazione nordica. Nei lunghi inverni, tra i turbini di neve, noi l'abbiamo inventata. Quando, nelle lunghe notti di gennaio, sentivamo con particolare intensita' freddo ed angoscia, sognavamo notti tiepide con un cielo stellato e tiepidi aromi: sotto gli aromi tiepidi si scioglievano e verdeggiavano le distese coperte di neve e vi passavano belle creature, non cosi' rozze e angolose come queste semigelate creature del Nord. E quanto peggio ci sentivamo, quanto piu' fortemente scricchiolava il gelo nel cortile, tanto piu' bella diventava la nostra Italia, tanto piu' forte si faceva il desiderio di strapparci al nostro rigido inverno….
…Si'! La bella Italia e' stata creata al Nord, davanti al camino invernale e su di essi ha lavorato l'immaginazione nordica. Gli Italiani non la conoscono.

Veselovskij Aleksandr Nikolaevic, La bella Italia e i nostri turisti settentrionali. Praga, 1864. Nella miscellanea: Ogni, I, Pietrogrado, 1916. In: Ettore Lo Gatto, Russi in Italia. Roma, Editori Riuniti, p.222-224.


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