Gorkij a Sorrento

In un giorno afoso e ventoso andavo per le strade di Sorrento. Era autunno e sulla terra di Sorrento, ricca di doni, crescevano nei giardini i susini e gli aranci. Il postino, con una pesante borsa, portava la posta alla villa dalle persiane socchiuse, nella quale viveva uno degli uomini piu' notevoli del nostro tempo. C'era come una consonanza tra questo mondo fiorente e fruttifero e gli ultimi libri di Gorkij…

Gorkij stesso mi apri' la porta. Alto, appena appena un po' curvo, come lo sono di solito le persone di alta statura, con i baffi folti rossicci, tutto solidamente bruciato dal sole d'Italia, mi sembro' forte in modo non comune, non rispondente all'eta'. Egli era, del resto, tutto non comune, non simile agli altri con la sua pronunzia dell'o alla maniera di chi abita sulla Volga, in un giubbone color topo, con una lacrima stemperata negli occhi azzurrastri, con la punta del naso biforcuta, con un sorriso timido come giovanile, nell'ambiente a lui estraneo della natura di Sorrento…Egli visse a Sorrento molti anni di seguito, ma anche qui era in cammino, come nei piu' lontani suoi anni giovanili. Di casa egli era sempre in Russia.

…La casa era assolata, tutta piena del benessere autunnale, di maturita', della possente offerta stagionale della terra…Il giorno volava via al di la' della finestra, e fu breve questo lungo soggiorno italiano con un cosi' lungo tramonto nel Mediterraneo…Carichi di frutta, sonnecchiavano, all'avvicinarsi della sera, gli aranci dei giardini. "Una terra ricchissima - disse Gorkij con invidia - da il raccolto due volte all'anno." Sembro come volesse aggiungere:"Ah, se avessimo noi un tal clima!"…

La mattina dopo, scendendo, per la stessa strada, al mare, diedi un'occhiata alla casa di Gorkij. Le persiane erano ancora chiuse, ma alla curva della strada vidi aperta la finestra della stanza di lavoro di Gorkij. Egli, certamente, gia' lavorava in quell'ora mattutina…

Il vento cesso' e gli aranci erano immobili nei giardini con i loro frutti gia' di un tenero color rossastro. Il mare e il cielo erano di un unico colore, fusi in una nebbia sottile che ancora non s'era levata. La citta' di Sorrento dormiva. La polvere, bianca, arida, cominciava appena a fumare sotto le ruote. Il mattino lavorativo di Gorkij era in pieno fervore.

Lidin Vladimir Germanovic, Ljudi i vstreci. Mosca, Sovetskij pisatel, 1961. In: Ettore Lo Gatto, Russi in Italia. Roma, Editori Riuniti, 1971, p.239-240.


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