Sklovskij Viktor Borisovic, 1893-1984

Sklovskij Viktor Borisovic nacque a Pietroburgo nel 1893.
Si avvicino' sin da giovane al Futurismo dando un contributo fondamentale alla sua teorizzazione con il saggio-manifesto
L'arte come artificio (1917) e poi con i saggi Sulla teoria della prosa (1925) e Materiali e stile in Guerra e paca di L.N. Tolsoj (1928).
Nel 1920-1921 insegno' storia dell'arte e fu vicino al gruppo dei
Fratelli di Serapione e del LEF.
Si deve a Sklovskij la definizione dell'
opera d'arte come prodotto convenzionale e la teoria dello straniamento artistico, ossia la visione da parte dell'artista di un oggetto comune da una prospettiva inconsueta.
In numerose opere in prosa
Un viaggio sentimentale (1923), Zoo o lettere non d'amore (1923), La mossa del cavallo (1923), La terza fabbrica (1926), la trama narrativa e' continuamente spezzata e intersecata da digressioni critiche, in un contesto narrativo frammentario.
Sklovskij si interesso' anche di cinema, scrivendo numerosi soggetti e saggi:
Letteratura e cinema (1923), Come scrivere sceneggiature (1931).
Pungente e provocatorio animatore letterario, continuo' sino alla fine ad occuparsi dello studio della narrativa:
Sulla prosa d'arte (1959), Lev Tolstoj (1963), l'autobiografia C'era una volta (1966), L'energia dell'errore (1983).
Mori' a Mosca nel 1984.
Sklovskij fu piu' volte in Italia e ne scrisse sempre con simpatia e affetto, come nel brano di questa lettera ad Ettore Lo Gatto che riguarda Bari e la Puglia e ci fa riandare alle memorie di viaggiatori russi del secolo XVII che si recavano a Bari in pellegrinaggio alle reliquie di San Nicola.

Ruggiero Mascolo, 5/2005

La Puglia

Sono stato in Italia tre volte e non mi decido a scriverne. Ne e' stato scritto troppo e bene. In Gogol alla fine delle Memorie di un pazzo, la trojka vola nell'aria sul mondo e da una parte c'e' l'Italia, dall'altra si vedono le isbe russe.

L'Italia, come uno strato invisibile, e' sotto la creazione di Gogol: cosi' nell'antichita', davano l'ultimo tocco alle pietre preziose, mettendo sotto di esse un foglio di metallo colorato. Cellini l'ha fatto in Italia.

In Italia, meglio di tutto, io conosco la Puglia. Se un giorno mi decidessi a scrivere dell'Italia, comincerei il mio racconto enumerando le sue diverse regioni, la caratteristica delle singole citta', la differenza dell'aria, l'andatura delle persone.

In Puglia mi ha colpito la terra, spugnosa come il pane. Piu' esattamente, non la terra, ma la pietra calcare incipriata di terra.

Grande, antica terra con fiumi sotterranei.

Terra, dove il bestiame pascola d'inverno, perche' d'inverno c'e l'erba; d'estate e' negli stalli, - cosi m'e' sembrato.

Ricordo gli olivi - antichi olivi, contorti come la biancheria nelle mani di una lavandaia molto forte.

La siccita, l'odore delle stoppie, simile all'odore di pezzi intatti delle nostre sconfinate steppe, e le strane capanne di pietra - i trulli.

Di dove derivano? Siano essi capanne di pietra di montanari o avanzi di un popolo ignoto, anche i segni, su queste capanne di pietra dai lati acuti, sono strani. E vivono essi a famiglie, come strani frutti dalle teste puntute su rami sotterranei. E in mezzo ad essi, strade pulitissime se sono cittadine, o terra arida, bassi recinti e vuoto.

Uno spazio che da' forma, a modo suo, ad una sua grande arte.

I cristalli architettonici della Puglia sono originali come le sue grotte.

E nello stesso tempo quest'arte e' piena di chiarezza e molto legata alla terra, al paesaggio. Non e' un'arte innestata, ma cresciuta sul posto.

Ricordo Castel del Monte; una collina declinante intersecata da sentieri circolari; sono queste, forse, le tracce millenarie di greggi o le cicatrici di aratri, e sembra straordinariamente logico il castello ottangolare o a otto torri con volte sorprendenti e una sorprendente scultura che non si ripete in nessun altro luogo. E' una grande arte, dalla quale dispiace allontanarsi.

Ricordo la Bari antica: sopra una riva piatta s'innalzano edifici, ideati forse mille anni fa e che non sono affogati nella citta' nuova.

La Puglia non somiglia a nulla, bella d'una sua bellezza. Ha un suo odore, un suo sapore di mandorle e di stoppie e di mare.

Ma tutto cio' e stato da tempo.

Io ho vissuto nella casa dell'editore De Donato. Un'altra casa vuota sul monte: grandi stanze, bello, deserto.

Accanto, sullo stesso monte, c'era un cortile di villaggio. Sedevo sotto un albero - quest'albero dava la sua ombra pugliese, il sole la penetrava.

Venne a me una donna dal vicino cortile e porto' una fotografia, o piu' esattamente, un ingrandimento fotografico di un giovane italiano in divisa militare. Anche da noi simili fotografie sono appese si muri nei kolchozy.

La donna parlo'; a lungo non ci comprendemmo l'un l'altro, ma poi ci riuscimmo. La donna diceva:"la mamma piange, le hanno detto che in questa casa vivono dei russi. Il figlio le ha scritto l'ultima volta da sotto Stalingrado, poi egli e' scomparso senza dare piu' notizie. La mamma domanda: forse voi l'avete visto in qualche posto in Russia"?

Mio figlio fu ucciso nell'ultima settimana di guerra. Io so che egli non tornera'. Io conosco i fiumi sotterranei del dolore che scorrono in un'anima rosa dal dolore.

Piangemmo.

Il nostro paese e' molto grande, ma, naturalmente, nessuna ricerca ritrovera' mai questo ragazzo.

Lontana, bella Puglia. Qui visse Orazio, e prima di lui combatterono: qui combatterono i Normanni, e prima di loro combatte' Annibale. In qualche luogo qui c'e' Canne. Si, e' qui. Forse si puo' confondere con Cannes sulla riva del mare: la' hanno luogo i festivals del cinema.

Dicono che qui furono i Troiani.

Non molti ritornano dalla battaglia. Rimangono le rovine, gli alberi che crescono sulle rovine, e forse non muta il cielo se non lo offuscano i fumi delle fabbriche di guerra.

La donna pugliese che pianse insieme a me ci porto' poi, ogni mattina, due uova, e le poneva sul recinto di pietra. Non prendeva denaro. Ci univa il dolore.

Ecco, vedete, amico, com'e' difficile descrivere un paesaggio.

Sklovskij Viktor Borisovic. Brano di una Lettera ad Ettore Lo Gatto. In: Ettore Lo Gatto, Russi in Italia. Milano, Editori Riuniti, 1971.


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