Anna Andreevna Achmatova,1889-1966

Strinsi le mani sotto il velo oscuro…

Strinsi le mani sotto il velo oscuro…
“Perché oggi sei pallida?”
Perché d’agra tristezza
l’ho abbeverato sino ad ubriacarlo.

Come dimenticare? Uscì vacillando,
sulla bocca una smorfia di dolore…
Corsi senza sfiorare la ringhiera,
corsi dietro di lui sino al portone.

Soffocando, gridai: “E’ stato tutto
uno scherzo. Muoio se te ne vai”.
Lui sorrise calmo, crudele
e mi disse: “Non startene al vento”.

(trad. di M. Colucci)                                               

Ho appreso a vivere semplice e saggia

Ho appreso a vivere semplice e saggia,
a guardare il cielo, a pregare Iddio,
e a vagare a lungo innanzi sera,
per fiaccare un’inutile angoscia.

Quando nel fosso preme la lappola
e il sorbo giallo-rosso piega i grappoli,
compongo versi colmi di allegria
sulla vita caduca, caduca e bellissima.

Ritorno. Un gatto piumoso mi lecca
il palmo, fa le fusa più amoroso,
e un fuoco vivido divampa al lago
sulla torretta della segheria.

Solo di rado un grido di cicogna,
volata fino al tetto, squarcia il silenzio.
E se tu busserai alla mia porta,
mi sembra, non sentirò nemmeno.

(trad. di M. Colucci)                                                          

C’è nel contatto umano un limite fatale

C’è nel contatto umano un limite fatale,
npn lo varca amore né passione,
pur se in muto spavento si fondono le labbra
e il cuore si dilacera d’amore.

Perfino l’amicizia vi è impotente,
e anni d’alta, fiammeggiante gioia,
quando libera è l’anima ed estranea
allo struggersi lento del piacere.

Chi cerca di raggiungerlo è folle,
se lo tocca soffre una sorda pena…
Ora hai compreso perché il mio cuore
non batte sotto la tua mano.

( trad. di M. Colucci)                                       

Non è il tuo amore che domando

Non è il tuo amore che domando.
Si trova adesso in luogo conveniente.
Stanne pur certo, lettere gelose
non scriverò alla tua fidanzata.
Però accetta dei saggi consigli:
dalle da leggere i miei versi,
dalle da custodire i miei ritratti,
sono così cortesi i fidanzati!
E conta più per queste scioccherelle
assaporare a fondo una vittoria
che luminose parole d’amicizia,
e il ricordo dei primi, dolci giorni…
Ma allorché con la diletta amica
avrai vissuto spiccioli di gioia
e all’anima già sazia all’improvviso
tutto parrà un peso,
non accostarti alla mia notte trionfale.
Non ti conosco.
E in cosa potrei esserti di aiuto?
Dalla felicità io non guarisco.

( trad. di C. Riccio)                          

Ti hanno portato via all’alba

Ti hanno portato via all’alba,
io ti venivo dietro, come a un funerale,
nella stanza buia i bambini piangevano,
sull’altarino il cero sgocciolava.
Sulle tue labbra il freddo dell’icona.
Il sudore mortale sulla fronte…Non si scorda!
Come le mogli degli strelizzi, ululerò
sotto le torri del Cremino.

(trad. di C. Riccio)

Il luogo di prefazione

Nei terribili anni della “ezovscina” ho trascorso diciassette mesi a fare la coda presso le carceri di Leningrado. Una volta un tale mi riconobbe. Allora una donna dalle labbra bluastre che stava dietro di me, e che, certamente, non aveva mai udito il mio nome, si ridestò dal torpore proprio a noi tutti e mi domandò all’orecchio (lì tutti parlavano sussurrando):
- Ma lei può descrivere questo?
E io dissi:
- Posso.
Allora una specie di sorriso scivolò per quello che una volta era stato il suo volto.

(trad. di Carlo Riccio)

La morte del poeta

Ieri una voce unica si tacque,
ci ha lasciati l’interlocutore delle selve.
Si è mutato nella spiga che dà vita
o nella pioggerella da lui cantata.
E tutti i fiori che ci sono al mondo
incontro a questa morte sono sbocciati.
Ma di colpo ci fu silenzio nel pianeta

che ha un modesto nome…Terra.

(trad. di C. Riccio)

Noi quattro

(Schizzi di Komarovo)

Forse anche una flessuosa zingara è condannata
a tutte le sofferenze di Dante
O.M.

Tale io vedo il Vostro sembiante
e il Vostro sguardo.
B.P.

Oh, Musa del Pianto…
M.C.

Ed io sono qui staccata da tutto,
da ogni bene terreno.
Spirito custode di “codesto luogo”
è diventato un ceppo silvestre.

Siamo tutti per poco ospiti della vita,
vivere è solo un’abitudine.
Lungo le vie del cielo mi sembra di ascoltare
Il richiamo di due voci.

Due? Ma verso il muro di levante,
fra le macchie tenaci del lampone,
c’è un ramo fresco e oscuro di sambuco…
è una lettera di Marina.

(trad. di C. Riccio)


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