Gor'kij Maksim (pseud. di Aleksej Maksimovic Peskov)

Nato a Nizni Novgorod il 28 marzo 1868, rimase presto orfano dei genitori e fu allevato dai nonni. Sin da ragazzo si guadagno' da vivere facendo i piu' svariati e duri mestieri e faticando molto per darsi un'istruzione.
I vagabondaggi nella Russia meridionale gli diedero spunto per i primi racconti:
Makar Cudra (1892) e Celkas (1895), che diedero allo scrittore una notorieta' che fu consacrata nel 1898 con la raccolta Schizzi e racconti.
A Pietroburgo inizio' a militare nelle file dei socialdemocratici e fu arrestato, suscitando in tutta la Russia proteste in suo favore che si rinnovarono nel 1902 quando il governo annullo' la sua elezione a membro onorario dell'Accademia imperiale delle scienze.
Intanto Gork'ij otteneva un enorme successo con la rappresentazione del dramma
Piccoli borghesi (1901) e soprattutto Bassifondi (1902), cui ne seguirono altri di impostazione dichiaratamente politica e rivoluzionaria.
Costretto a lasciare la Russia dopo un ulteriore arresto, visse dal 1905 al 1913 a Capri, ove nel 1907 scrisse il romanzo
La madre.
Tornato in Russia all'inizio della guerra, assunse un ruolo primario di organizzatore culturale. Risalgono a questo periodo le opere autobiografiche
Infanzia (1913), Fra la gente (1915), Le mie universita' (1917).
Una seconda volta Gor'kij venne in Italia dal 1924 al 1928, stabilendosi a Sorrento ma tenendo sempre ben saldi i legami con la madrepatria. La sua esperienza italiana peraltro spazio' con la conoscenza di numerose altre citta' italiane nelle quali Gor'kij si reco', approfondendo la conoscenza della storia e dei costumi del nostro Paese, accolto ovunque, particolarmente a Napoli, da calorose manifestazioni di ammirazione e di affetto.
E' del 1925
L'affare degli Artamonov, storia romanzata del capitalismo russo sino alla Rivoluzione.
Nel 1928 rientro' in Russia e, dopo altri due soggiorni a Sorrento, dal 1931 si stabili definitivamente a Mosca.
Nel 1935 pubblico il suo ultimo romanzo
La vita di Klim Samgin.
In Russia fu considerato il piu' alto esponente culturale del Paese, padre del realismo socialista, che dal 1934 divenne la dottrina letteraria ufficiale del marxismo.
All'Italia Gor'kij dedico' una serie di racconti dal titolo
Racconti dall'Italia.
Intorno a lui si formo' a Capri e a Sorrento una comunita' di intellettuali russi che venivano a trovarlo da ogni dove. Capri e la sua casa divennero un riferimento importante della politica e della cultura russa, sede tra l'altro di una scuola di quadri rivoluzionari del Partito, che fu visitata da personaggi come Lenin, Bogdanovic, Lunaciarskij.
Mori' a Mosca il 18 aprile 1936, quasi sicuramente fatto uccidere da Stalin.

Ruggiero Mascolo, 6/2005

Garibaldi

Sentii la prima volta il nome grande e luminoso di Garibaldi quando avevo tredici anni. Prestavo allora servizio come sguattero su di un piroscafo passeggeri, e tutto il giorno lavavo piatti, mezzo assordato dal rumore della macchina, mezzo istupidito dal grasso che bruciava. Quando avevo un'oretta libera salivo sulla tolda. Li' si riunivano i passeggeri di terza classe: contadini e operai. Chi seduto, chi in piedi, stretti insieme, ascoltavamo il tranquillo raccontare a bassa voce di un passeggero. Mi misi ad ascoltare anch'io.

"Lo chiamavano Giuseppe, alla nostra maniera Osip, e il suo cognome era Garibaldi ed era semplice pescatore. Aveva un'anima grande e vedeva la vita amara del suo popolo, oppresso dai nemici. E grido' per tutto il paese: "Fratelli, la liberta' e' piu' alta e meglio della vita! Sollevatevi tutti nella lotta contro il nemico e ci batteremo fino a che non l'avremo vinto!" e lo ascoltarono perche' videro che egli sarebbe morto tre volte piuttosto che arrendersi. Tutti lo seguirono e vinsero".

Era sera e il sole scendeva sulla Volga. Le onde rosee sembravano baciarsi e dissolversi nel bacio.

Poi io lessi molto su Garibaldi, su questo titano dell'Italia. Ma il breve racconto del contadino sconosciuto si radico' nel mio cuore piu' profondamente di tutti i libri…

Maksim Gorkij, Come sentii la prima volta il nome di Garibaldi, 1907. In : Ettore Lo Gatto: Russi in Italia. Roma, Editori Riuniti, 1971, p. 209-210


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