Aleksandr Aleksandrovic Blok (1880-1921)

La sconosciuta

Nelle serate sopra i ristoranti

l’aria infocata è selvatica e sorda,

e governa il clamore degli ubriachi

lo spirito pernicioso della primavera.

 

Lontano, sulla polvere dei vicoli,

sul tedio delle ville suburbane,

s’indora la ciambella d’un fornaio,

ed echeggia un pianto di bambini.

 

Ed ogni sera, dietro le barriere,

con il tubino sulle ventitré,

passeggiano tra i borri con le dame

esperti bontemponi.

 

Sopra il lago cricchiano gli scalmi,

ed echeggia uno strillo femminile,

mentre, abituato ad ogni cosa,

in cielo stupidamente il disco si corruga.

 

Ed ogni sera l’unico mio amico

si riverbera nel mio bicchiere

e dall’acerbo e misterioso liquido

è, come me, sottomesso e stordito,

 

mentre d’accanto, ai tavoli vicini,

sonnacchiosi lacchè stanno impalati,

e gli ubriachi dagli occhi di conigli

si affannano a gridare “In vino veritas!”

 

Ed ogni sera, all’ora stabilita

(oppure è questo solamente un sogno?),

una fanciulla inguainata di seta

nella finestra nebbiosa si muove.

 

Lentamente, passando fra gli ubriachi,

sempre senza compagni, sempre sola,

esalando caligine e profumi,

si va a sedere presso la finestra.

 

Ed effondono antiche credenze

le sue elastiche vesti di seta,

e il cappello con piume di lutto,

e la stretta mano inanellata.

 

Avvinto dalla vicinanza strana,

guardo di là dalla scura veletta,

e vedo una riva incantata

ed un’incantata lontananza.

 

Cupi arcani mi sono confidati,

un estraneo sole mi è commesso,

ed il vino acerbo ha penetrato

tutti i meandri dell’anima mia.

 

E le piume di struzzo inclinate

vacillano nel mio cervello,

e gli occhi azzurri senza fondo

fioriscono su una riva lontana.

 

Nella mia anima giace un tesoro,

la cui chiave è affidata solo a me!

Hai tutte le ragioni, mostro ubriaco!

Lo so bene: la verità è nel vino.

 

(trad. di A.M.Ripellino)

Quelli che sono nati in tempi oscuri

 

Quelli che sono nati in tempi oscuri

non rammentano il proprio cammino.

Noi – figli dei terribili anni della Russia –

non potremo scordarci di nulla.

 

Anni che trasformate tutto in cenere!

Siete forieri di follia o speranza?

Dai giorni della guerra, dai giorni della libertà –

un sanguigno riverbero è nei volti.

 

Si è muti: è stato un rombo di campane

a farci serrare le labbra.

Nei cuori, una volta esultanti,

è adesso un vuoto fatale.

 

Sopra il nostro giaciglio di morte

si levi gridando uno stormo di corvi, -

quelli che sono i più degni, Dio, Dio,

vedano l’avvento del tuo regno!

 

(trad. di A. M. Ripellino)

Come è penoso andare fra la gente

 

Come è penoso andare fra la gente

e fingere di non essere morto

e raccontare a chi non ha vissuto

il giuoco falso e tragico del male;

e contemplando il proprio incubo notturno

scoprire un’armonia nel discordante

mulinello dell’essere, ché solo

nei riflessi dell’arte l’uomo vede

l’incendio senza scampo della vita…

 

(trad. di R. Poggioli)


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