Dostoevskij Fedor Michailovic
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Nacque
a Mosca l'11 novembre 1821; il padre, un medico aristocratico, decaduto
e dispotico, mori', forse ucciso dai servi, nel 1839; la madre mori' nel
1837. Si iscrisse alla scuola del genio a Pietroburgo ma, terminati gli
studi, rinuncio' presto alla carriera militare per dedicarsi alla letteratura. Ruggiero Mascolo, 5/2005 |
Garibaldi
Mi trovavo una volta a pranzo in Italia in compagnia di numerosi francesi. Si chiacchierava intorno a Garibaldi. A quell'epoca tutti parlavano di Garibaldi. Cio' avvenne quindici giorni prima di Aspromonte. Naturalmente si parlava per enigmi: alcuni tacevano e non volevano pronunziarsi, altri scuotevano la testa. In generale si riteneva che Garibaldi si fosse gettato in un'impresa rischiosa, irragionevole addirittura; tuttavia, questa opinione era espressa con riserve, perche' Garibaldi e' un nome cosi' eminente che anche quel che comunemente e' ritenuto temerario sembrava in lui ragionevole. Un poco alla volta si passo' alla personalita' di Garibaldi. Si cominciarono ad enumerare le sue qualita'; il giudizio era piuttosto favorevole all'eroe italiano. "Una cosa mi sorprende in lui", - proferi' ad alta voce un francese sulla trentina, dall'aspetto esteriore piacevole ed imponente, con impressa nella fisionomia quella nobilta' straordinaria che vi colpisce sino alla sfrontatezza in tutti i francesi. "Si', lo confesso, c'e' una cosa che mi sorprende in lui!" - Naturalmente tutti si volsero con curiosita' verso l'oratore. La nuova qualita' scoperta in Garibaldi doveva interessare tutti. "Nel 1860 egli godette, per qualche tempo, a Napoli, d'un potere illimitato e senza controllo. Aveva in mano la somma di circa 20 milioni, appartenenti allo Stato! Nessun conto da rendere a nessuno! La possibilita' di appropriarsi di questo denaro, di disporne a proprio arbitrio, senza dover temere reclami da chicchessia,. E invece di stornare qualcosa per se', egli restitui' tutto, sino all'ultimo soldo, al governo. E' quasi incredibile!" Parlando di venti milioni gli occhi del francese scintillavano. Si puo' certo raccontar quel che si vuole di Garibaldi. Ma di fare un parallelo tra lui e i concussionari era capace soltanto un francese. E con che ingenuita', con che candore egli diceva tutto cio'! Tutto si puo' perdonare al candore, senza dubbio, anche la perdita del vero senso dell'onore; ma considerando la persona che scherzava in questo modo al ricordo di venti milioni, io pensai involontariamente: "Eh! Eh! Giovanotto mio, se tu ti fossi trovato allora al governo al posto di Garibaldi!" Dostoevskij Fedor, Polnoe sobranie socinenij, Gosudarstvennoe izdatel'stvo Chudozestvennoj literatury. Mosca, 1956, vol. IV (Opere degli anni 1862-1869). In: Ettore Lo Gatto: Russi in Italia. Roma, Editori Riuniti, 1971, p. 208-209. |
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