Artemisia Gentileschi
24/04/13
Attenzione a tutti!! Non perdete l’occasione di vedere due interessantissime mostre a Palazzo Blu di Pisa!
La visita di tutte e due e’ gratuita.
Una e’ dedicata ad Artemisia Gentileschi, una pittrice del Seicento. L’altra presenta i costumi di scena della famosa Anna Anni e dell’Officina Cerratelli.
Il mondo del cinema, dell’opera e del balletto e’ presentato ai visitatori attraverso gli stupendi costumi disegnati da Anna Anni. Per molti anni ha avuto un legame professionale con Franco Zeffirelli.Il sottofondo musicale di stupende opere italiane, le sale artistiche di Palazzo Blu e una stupenda «messa in scena» dei costumi danno a questa mostra una bellissima cornice visuale.
Mentre visitate l’esposizione dei costumi non fermatevi ma proseguite nelle altre sale. Li’, nella penombra delle stanze, vi aspetta un altro incontro, questa volta con l’arte di Artemisia Gentileschi.
Parlando dell’arte del Seicento, pochi possono ricordare almeno un nome femminile. Infatti dei grandi conosciamo solo gli uomini. Forse le donne non sono state tanto brave da rimanere nella storia. Invece Artemisia Gentileschi e’ uno dei grandi artisti del Seicento.
Nel 1916 Roberto Longhi scrisse: «l’unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità…».
Artemisia Lomi Gentileschi nacque a Roma l’8 luglio del 1593. Fu una pittrice italiana di scuola caravaggesca e questo si puo’ notare subito alla mostra dalle sue opere. Imparo’ la pittura da suo padre, pittore toscano, Orazio Gentileschi.
A quell’epoca avere una carriera artistica era difficile perché era piena di ostacoli per una donna.Ma lei lavoro’ accanto a suo padre e potè osservare da vicino molte opere che vari pittori producevano intorno a lei: la Galleria Farnese affrescata da Annibale Carracci, la Chiesa di S. Luigi de Francesi dove lavoro’ Caravaggio. Nella Chiesa di S. Maria del Popolo osservo’ gli affreschi di Guido Reni e Domenichino.
Nel 1611 Artemisia vide alcune opere finalmente completate, tra cui La Sala Regia dove suo padre, insieme a Giovanni Lanfranco, Carlo Saraceni e Agostino Tassi, aveva fatto le decorazioni.
Agostino Tassi era un pittore di paesaggi e vedute marine. A lui Orazio Gentileschi affido’ sua figlia per insegnarle come costruire la prospettiva in pittura. Tassi si innamoro’ di Artemisia e tra di loro nacque una relazione. Il padre scoperse la tresca e fece arrestare e processare Tassi per stupro. Quell’ultimo era già sposato, ma separato e pare avesse una storia con la sorella della moglie.
Al processo Artemisia cerco’ di salvare Tassi e dichiaro’ di essere ancora vergine, ma alle prove ginecologiche venne fuori la menzogna. Il giudice per chiarire la situazione mise sotto tortura Artemisia di fronte al Tassi e lui per salvare l’innamorata confesso’ di averla violentata.
A quell’epoca non essere vergine senza essere sposata corrispondeva ad una condanna sociale.
Esistono diverse interpretazioni di questo processo e non possiamo essere sicuri di come fossero davvero le cose, ma questa storia ha ispirato diversi scrittori ed anche registi.
Dopo il processo, Artemisia si allonto’ dal padre. Presumono che lei lo considerasse responsabile di quello che era accaduto.
Un mese dopo il processo Artemisia sposo’ un artista fiorentino, Pietro Antonio di Vincenzo Stiattesi, che assieme a lei aveva frequentato l’Accademia del Disegno e dove, nel 1616, lei entro’ come socio ufficiale.
A Firenze ricevette il sostegno della famiglia De Medici e quella Buonarroti, dai quali ebbe la commissione di completare un affresco all’interno della loro residenza.
In quel periodo conobbe Galileo Galilei e diventarono amici.
Nel 1622 Artemisia ritorno’ a Roma dove rimase per alcuni anni. Lavoro’ molto e riusci’ a realizzare diversi quadri. Una delle opere piu’conosciute e raffinate di quel periodo e’ «L’Autoritratto dell’allegoria della Pittura»: ritrasse se’ stessa durante il lavoro. L’opera fu acquistata dal Re Carlo d’Inghilterra tra il 1639 e il 1649 ed entro’ a far parte della Royal Collection.
Tra l’agosto del 1630 e il novembre 1637 la pittrice soggiorno’ a Napoli, dove incontro’ Velazquez, e tutti e due lavorarono per la Regina Maria d’Austria.
La sua vita e’ un vero romanzo in cui c’e’ un po’ di tutto: una bella e triste storia d’amore, degli incontri con famosi personaggi storici, la conoscenza di grandi artisti, la creazione della sua arte. E’ l’unica pittrice del Seicento rimasta nella storia d’Arte.
A quell’epoca avere una carriera artistica era difficile perché era piena di ostacoli per una donna.Ma lei lavoro’ accanto a suo padre e potè osservare da vicino molte opere che vari pittori producevano intorno a lei: la Galleria Farnese affrescata da Annibale Carracci, la Chiesa di S. Luigi de Francesi dove lavoro’ Caravaggio. Nella Chiesa di S. Maria del Popolo osservo’ gli affreschi di Guido Reni e Domenichino.
Nel 1611 Artemisia vide alcune opere finalmente completate, tra cui La Sala Regia dove suo padre, insieme a Giovanni Lanfranco, Carlo Saraceni e Agostino Tassi, aveva fatto le decorazioni.
Agostino Tassi era un pittore di paesaggi e vedute marine. A lui Orazio Gentileschi affido’ sua figlia per insegnarle come costruire la prospettiva in pittura. Tassi si innamoro’ di Artemisia e tra di loro nacque una relazione. Il padre scoperse la tresca e fece arrestare e processare Tassi per stupro. Quell’ultimo era già sposato, ma separato e pare avesse una storia con la sorella della moglie.
Al processo Artemisia cerco’ di salvare Tassi e dichiaro’ di essere ancora vergine, ma alle prove ginecologiche venne fuori la menzogna. Il giudice per chiarire la situazione mise sotto tortura Artemisia di fronte al Tassi e lui per salvare l’innamorata confesso’ di averla violentata.
A quell’epoca non essere vergine senza essere sposata corrispondeva ad una condanna sociale.
Esistono diverse interpretazioni di questo processo e non possiamo essere sicuri di come fossero davvero le cose, ma questa storia ha ispirato diversi scrittori ed anche registi.
Dopo il processo, Artemisia si allonto’ dal padre. Presumono che lei lo considerasse responsabile di quello che era accaduto.
Un mese dopo il processo Artemisia sposo’ un artista fiorentino, Pietro Antonio di Vincenzo Stiattesi, che assieme a lei aveva frequentato l’Accademia del Disegno e dove, nel 1616, lei entro’ come socio ufficiale.
A Firenze ricevette il sostegno della famiglia De Medici e quella Buonarroti, dai quali ebbe la commissione di completare un affresco all’interno della loro residenza.
In quel periodo conobbe Galileo Galilei e diventarono amici.
Nel 1622 Artemisia ritorno’ a Roma dove rimase per alcuni anni. Lavoro’ molto e riusci’ a realizzare diversi quadri. Una delle opere piu’conosciute e raffinate di quel periodo e’ «L’Autoritratto dell’allegoria della Pittura»: ritrasse se’ stessa durante il lavoro. L’opera fu acquistata dal Re Carlo d’Inghilterra tra il 1639 e il 1649 ed entro’ a far parte della Royal Collection.
Tra l’agosto del 1630 e il novembre 1637 la pittrice soggiorno’ a Napoli, dove incontro’ Velazquez, e tutti e due lavorarono per la Regina Maria d’Austria.
La sua vita e’ un vero romanzo in cui c’e’ un po’ di tutto: una bella e triste storia d’amore, degli incontri con famosi personaggi storici, la conoscenza di grandi artisti, la creazione della sua arte. E’ l’unica pittrice del Seicento rimasta nella storia d’Arte.